La Sentinella della Patria

LA SENTINELLA DELLA PATRIA: UN FILM PERDUTO, RITROVATO

La Sentinella della Patria rappresenta uno dei film mito della storia cinematografica del Friuli. Fu prodotto dall’Istituto Luce, realizzato da Chino Ermacora nel 1927 e destinato alla distribuzione nel 1928, nel decimo anniversario della conclusione della Grande Guerra. Si tratta della prima pellicola a carattere documentario che descrive estensivamente il Friuli, la sua cultura e le sue tradizioni, e di uno dei più interessanti lungometraggi non a soggetto degli anni Venti.
Purtroppo la pellicola subì un tragico destino; le copie di circolazione, dopo il periodo di sfruttamento, furono distrutte e neppure il negativo è stato conservato. “Nonostante le molteplici ricerche condotte dall’Istituto Luce, la pellicola non è stata più rintracciata.

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Un primo ritrovamento grazie ai cineasti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi

Fortunatamente la pellicola, solo nel 1997, grazie al ritrovamento di una copia in un formato amatoriale Pathè Baby 9,5 mm., conservato dai cineasti d’avanguardia Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi è stato possibile proiettarla nuovamente in pubblico. I due cineasti, integrando il loro materiale con frammenti provenienti dal Fondo Simonelli di Gorizia e dall’Istituto Luce, hanno rifotografato uno per uno tutti i fotogrammi; li hanno colorati secondo le tecniche in uso negli anni Dieci e Venti; li hanno rallentati per avvicinare la proiezione a quello del Pathè Baby, facendo si che lo spettatore di oggi potesse vedere qualcosa di molto prossimo alla proiezione amatoriale del tempo. Il risultato, pur interessante, “con la sua forte grana è una specie di sogno al rallentatore in cui pescatori, mare, montagne, boscaioli, vecchie con pesanti gerle, ragazze e ragazzi, si fondono e confondono con le tracce della guerra, con le giovani che posano in costume, con gli alpini sciatori che presidiano i confini…”. Questa la descrizione riferita nelle note di presentazione del film da parte di Piero Colussi e Livio Jacob in rappresentanza dei due enti – Cinemazero e Cineteca del Friuli – che hanno provveduto al “restauro” e alla promozione in tutto il territorio friulano dello spettacolo avvalendosi della magnifica colonna sonora composta dal maestro Glauco Venier ed eseguita dal vivo dall’ensemble Modus Vivendi. Da un punto di vista filologico si era, però, ancora lontani da un risultato soddisfacente che consentisse di poter vedere il film così come era stato realizzato alla fine degli anni Venti.

Un nuovo ritrovamento: questa volta in Slovenia alla Cineteca di Lubiana

Fortunatamente le ricerche della copia 35 mm. della pellicola non si sono mai fermate ed ecco che pochi anni fa si ha notizia del ritrovamento presso la Cineteca di Lubiana in Slovenia di una copia 35 mm. in buono stato, tale da consentire la ricostruzione del film nella versione originale.
La pellicola scritta e diretta da Chino Ermacora, maestro di scuola, giornalista, “cantore” del Friuli dimenticato, fondatore e direttore della rivista La Panarie, attivo nella Società Filologica Friulana, sintetizzava con una certa efficacia la realtà del Friuli, avvalendosi, tra l’altro, come direttore della fotografia di Alfredo Lenci, un professionista di esperienza attivo in quegli anni nel cinema muto italiano e tedesco.
Il film è diviso in quattro parti: nella prima parte si raccontano I paesaggi friulani (Dalle Alpi al mare ridenti) e sullo schermo scorrono le immagini dei monti sacri alla Patria, seguiti da quelle di una Grado nella quale ferveva il lavoro dei cantieri e un’intensa vita balneare. La seconda parte è dedicata all’arte e ai monumenti (Nel solco della storia): la pellicola passa in rassegna i monumenti romani e medioevali di Aquileia, le chiese ed i palazzi di Udine, Villa Manin e le ville destinate a Comando Supremo e all’ospitalità del re Vittorio Emanuele III durante la Grande Guerra. Dopo il paesaggio, l’arte e la storia, ecco la vita di allora Folclore (Usi e costumi tradizionali) con scene familiari girate all’interno di una antica cucina friulana o la straordinaria ricostruzione della cerimonia nuziale di Castel d’Aviano. L’ultima parte – Le orme della guerra – è un omaggio ai luoghi simbolo della Grande Guerra: la casa dell’alpino Di Giusto, il primo Caduto, Udine con gli edifici che furono sede del comando Supremo, i cimiteri di guerra a Gorizia, Plezzo, Timau, ecc.
Il film nelle intenzioni del regime, si collocava nella tradizione retorica della produzione di propaganda, ritraendo il Friuli nei luoghi simbolo utilizzando per le didascalie i versi di Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci e Biagio Marin. Fortunatamente proprio la forte connotazione friulana, evita di ascrivere il documentario nella produzione di propaganda fascista. Lo evita, perché Chino Ermacora si concentra esclusivamente sulle tradizioni friulane e su un patriottismo sinceramente sentito e fortificato dalla tragedia della Grande guerra che pone il Friuli in primissimo piano. Anche le musiche originali utilizzate per accompagnare il film (con libretto curato dallo stesso Ermacora), erano tutte melodie popolari del repertorio friulano composte dai vari Zardini, Garzoni, Escher e Seghizzi. L’anteprima de La sentinella della Patria ebbe luogo nei giorni 6,7,8 dicembre 1927 al Supercinema di Roma raccogliendo un grande successo per la bellezza dello spettacolo, ma anche per lo stupore di una scoperta improvvisa: quella di sapere “forse per la prima volta, che certe danze e certi costumi esistevano ancora”.

Finalmente La sentinella della Patria torna a vivere

Ora il film, finalmente restaurato grazie al prezioso lavoro del laboratorio digitale della Cineteca del Friuli può essere ammirato nella sua versione pressoché definitiva, grazie anche al generoso sostegno della Fondazione Friuli, che ha fortemente creduto in questo articolato progetto di restauro. Le musiche di Venier, riarrangiate, vengono ora riproposte sotto la guida del maestro Michele Corcella. L’ambiziosa partitura verrà eseguita dal vivo da un inedito ensemble composto dai musicisti della Zerorchestra e dell’Accademia Musicale Naonis di Pordenone con la partecipazione coreografica del Gruppo Folcloristico “Federico Angelica” Danzerini di Aviano.

Musiche: Glauco Venier

Arrangiamenti: Michele Corcella

Zerorchestra

Francesco Bearzatti (sax tenore), Luca Colussi (batteria), Luca Grizzo (percussioni ed effetti), Didier Ortolan (clarinetti e flauto traverso), Gaspare Pasini (sassofoni), Romano Todesco (contrabbasso), Luigi Vitale (vibrafono e xilofono)

Accademia Musicale Naonis

Davide Bertoni, Lucia Clonfero, Alan Dario, Igor Dario

Anteprima: Sacile, Teatro Zancanaro, 13 novembre 2020.

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